Sostenibilità

Secondo le indicazioni dello standard ISO 14021, un imballaggio può essere definito riciclabile quando è separabile dal flusso dei rifiuti indifferenziati per essere realmente utilizzato per produrre materia prima secondaria. La riciclabilità dipende quindi sia da fattori tecnologici, sia di mercato che possono cambiare nel tempo: le filiere tecnologiche possono evolvere e rendere, ad esempio, riciclabile quello che prima non lo era e viceversa. Un altro aspetto importante è la necessità di mantenere sempre collegato il binomio materiale-oggetto.

Un imballaggio può definirsi compostabile se rispetta specifici criteri chimici, di biodegradabilità, disintegrazione ed eco-tossicità previsti dalla norma EN 13432.

Il materiale riciclato è la materia prima secondaria ottenuta dalla rilavorazione del materiale di recupero che in alternativa sarebbe stato avviato a smaltimento o recupero energetico. Non si considera riciclato il materiale di scarto che viene riutilizzato nel medesimo stabilimento produttivo. Non è detto che un packaging in materiale riciclato abbia sempre minori impatti ambientali: sono necessari trattamenti più o meno complessi che comportano un consumo di risorse (come energia e acqua) anche notevole.

A volte si tende, erroneamente, a considerare nella categoria delle materie prime rinnovabili tutti i materiali che sono di origine naturale. In realtà, la differenza non sta tanto nell’origine della materia prima utilizzata (anche il petrolio è di origine naturale), ma nella sua effettiva rinnovabilità.Tra i materiali da imballaggio a base rinnovabile sono inclusi carta e cartone.

Un imballaggio è riutilizzabile quando è stato concepito per poter svolgere la sua funzione di contenitore più volte nella sua vita (ad esempio i flaconi con le apposite ricariche). Un imballaggio riutilizzabile garantisce la riduzione degli impatti ambientali se viene utilizzato più volte in base alle sue caratteristiche, al contenuto e ai processi necessari al suo riutilizzo.

La prevenzione alla fonte è un processo che si basa sul ridurre quanto più possibile il peso e/o il volume del sistema imballaggio, a parità di materiali e di prestazioni, per minimizzarne l’impatto ambientale.

La maggior parte delle certificazioni sono riferite ai materiali che costituiscono il packaging e hanno l’obiettivo di fornire garanzie sulla trasparenza della filiera e sulla rintracciabilità dell’origine delle materie prime. Le più diffuse per carta, cartone e legno sono PEFC e FSC: si tratta di certificazioni volontarie di filiera che attestano la provenienza della materia prima da foreste gestite in modo sostenibile. L’uso di questo tipo di certificazioni può rendere più robusto, trasparente e comunicabile l’impegno aziendale per la sostenibilità dei propri imballaggi.

La progettazione per il miglioramento del packaging deve sempre basarsi su un approccio integrato. È necessario tenere conto dell’intero sistema packaging, che è costituito dall’imballaggio primario, secondario, terziario, dalle operazioni di logistica e dalla modalità di esposizione sullo scaffale del prodotto. Con la stessa logica, la valutazione della sostenibilità di un eventuale intervento di miglioramento (non solo sotto il profilo ambientale, ma anche tecnico ed economico) deve essere effettuata sull’intero sistema e non sul singolo elemento di imballaggio coinvolto dalla modifica. Ad esempio, la rimozione di un sovra-imballo è un’azione solitamente efficace per ridurre l’utilizzo di materiali e la produzione di rifiuti; tuttavia, se questo comportasse una difficoltà nell’esporre i prodotti a scaffale e la necessità di utilizzare un espositore, i benefici ambientali dell’operazione potrebbero annullarsi.

Realizzato con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e del POR FESR 2014-2020

POR FESR 2014-2020